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ANELLO DEL MONTE BOLZA
 


Un cappello di alpino, una perfetta piramide, fa da sfondo al piccolo comune di Castel del Monte AQ (1346 m), con circa 500 abitanti, posta sulla SS 17 bis verso Campo Imperatore. Il comune fa parte del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Questo cappello di alpino è, il MONTE BOLZA, con due cime, delle quali la più bassa ha un aspetto roccioso. La decisione, insieme ad un amico, è fare un anello in senso antiorario, parcheggiando la macchina in località San Donato (1367 m), vescovo di Arezzo. Il culto per questo vescovo aretino, può essere fatto risalire alla prima metà del IX secolo, (anno 850 d.C.). Furono i monaci benedettini, dediti anch’essi alla pastorizia e alla transumanza, che lo fecero conoscere tra le comunità pastorali, per i suoi miracoli contro l’epilessia. Oggi restano solo alcune fondamenta della chiesa dedicata a San Donato. Attraversata la strada, sulla destra abbiamo preso il Sentiero Italia 200 E, che sale ripidamente la Costa del Cavone, alla fine del quale, c’è il monte Licciardi (1642m). A seguire il Navellone, (a Est del Monte Bolza), chearriva al Guado della Montagnola (1635m). Un lungo e perfetto muro a secco mi fa riflettere, per quale ragione è stato costruito… non ho la risposta…! Immagino però il faticoso lavoro che hanno dovuto fare le persone per costruirlo. Alzo lo sguardo e vedo il ripido canyon che raggiunge la vetta rocciosa del monte Bolza (1904 m). Quasi quasi, saliamo… Siamo a conoscenza che

 

 

poco prima di svettare, si presenta qualche difficoltà tecnica, ma superabile, per alcuni passaggi di primo grado. Ma vogliamo rispettare il programma… fare l’anello e il percorso è ancora molto lungo. Dal Guado della Montagnola, il panorama sull'Altopiano di Campo Imperatore e su tutte le cime circostanti è immenso, emozionante. Bisogna fermarsi, respiro, lo sguardo corre lontano, osservo le vette, tutte superiori ai 2500 metri… il massiccio del Gran Sasso, la Maiella, il Sirente, il Velino... e Rocca Calascio con il suo castello, sempre ben visibile. Vorrei fermarmi, molti sono i ricordi, ma bisogna proseguire percorrendo la bella e riposante Valle Servella. Arriviamo al canyon dello Scoppaturo o Valianara (1503 m), luogo unico e di rara bellezza. Camminiamo tra pareti di roccia e su un terreno sabbioso, perché si sviluppava lungo il letto di un torrente che scorreva all’interno della piana. Questo canyon ha fatto da scenografia ai tanti film western girati a Campo Imperatore. E la Grotta della Valianara? È un allestimento scenico naturale, usato quando c’è la neve per la rappresentazione di un presepio vivente, ma anche per concerti con strumenti non rumorosi, in modo che non disturbano né la flora e né la fauna selvatica. Infatti il territorio è molto frequentato dal lupo, dalla vipera ursini, dai camosci. Il canyon offre immagini, meglio sculture, realizzate da una mano invisibile… la natura! Le sculture hanno una definizione: PAREIDOLIA, (è una illusione

 

 

subcosciente che tende a ricondurre a forme note, oggetti o profili naturali o artificiali, dalla forma casuale), che mi fanno meditare, in questo scenario di libertà. La prima scultura che incontro, ha la forma di un animale sdraiato, sembra un DRAGO, UN DINOSAURO…con la testa di uccello, un rapace. Seguito a camminare e vedo una grotta, la parte superiore è simile alla testa di un cavallo! E il TOTEM? che meraviglia! Ma le curiosità non finiscono ancora. Il mio desiderio di conoscere, esplorare, mi fa fermare su un piccolo lago, che riflette il paesaggio che lo circonda. Ci troviamo a metà percorso, arriviamo alla Fonte di Assergi (1550 m), poi saliamo alla Sella di San Cristoforo (1645 m), altro punto panoramico. Dalla sella si può quasi toccare la Cima del Monte Bolza (1927 m), la più alta. Per chiudere questo lungo anello di grande soddisfazione, prendiamo la carrareccia che passa per Fonte Frenda (1529 m) e conduce a Castel del Monte, fra saliscendi. Lungo tutto il percorso, si può quasi sentire il faticoso respiro dei pastori ed agricoltori che con tanta fatica hanno costruito i muri a secco, utilizzati per proteggere il proprio terreno o come confine rustico. Ancora più pesante è stato rendere fertile e coltivare i campi d’altura, delimitati dalle macere, (una raccolta di sassi). Arriviamo così alla macchina. Siamo soddisfatti di questo anello, che ci ha regalato una giornata serena, ha appagato l’animo e ci ha riempito la mente di immagini, storia e ricordi, come il duro lavoro dei montanari. Non posso non menzionare i colori del FOLIAGE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Distanza: 14.5 km  Dislivello: 580 m  Tempo: 4.40 h senza soste Difficoltà:


 

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