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La pioggia ed il profumo della terra e dell’erba bagnata


Le previsioni meteo prevedevano pioggia, vento e temperatura abbastanza bassa. Quindi… meglio restare a casa! Per problemi di lavoro, gli amici che mi hanno accompagnato, non potevano rinviare l’escursione e quindi, provvisti di ombrello, copri zaino e mantella, ho scelto una escursione sicura, ma piena di significato. La partenza dalla località Balzolo di Pennapiedimonte CH (710m), Parco Nazionale della Maiella ed arrivo alla Madonna delle Sorgenti (1000 m). Il sentiero è il G2, percorrendo la carrareccia della valle del Torrente Avella, che è stata realizzata fra il 1967 e il1972, per fare la manutenzione ai tubi dell’acquedotto, ideato nel periodo fascista, fra il 1924 e il 1927.Il percorso obbliga molte soste, specialmente per chi lo fa la prima volta. La prima testimonianza del luogo è vedere i lineamenti di una donna inginocchiata, coperta col mantello, che guarda fissa una roccia… cimiroccone…È una bella e commovente leggenda, che racconta come la Dea

Maia, la dea del fuoco, del calore sessuale, della natura e che annunciava la primavera (Maia = maggio, oltre all’albero Maggiociondolo che fiorisce a maggio e deriva dal suo nome), ha a che fare con questa zona. Maia era la figlia di Atlante ed era la dea più bella delle sue sette sorelle (pleiadi) Fu amata da Zeus (Giove) e partorì Ermes (Mercurio). Fu costretta a fuggire con una zattera dalla Frigia, (un territorio al centro dell’antica Grecia), insieme al figlio ferito in battaglia. Approdò vicino all’attuale città di Ortona CH e chiese aiuto alla popolazione, per curare il figlio. Le fu indicato di arrivare in una vicina montagna, dove cresceva un’erba medicinale curativa. Maia raggiunse questa località montana, (Immaginata in Pennapiedimonte CH), ma per la neve ancora alta, non trovò questa erba. Il figlio morì! Anche lei morì di crepacuore per il dolore. Ecco che questa bella storia è raffigurata da questo quadro naturale, che si vede dal Balzolo: Cimirocco = Dea Maia

e Cimiroccone è il sepolcro di Mercurio. Seguitando il percorso si vedono grotte, come la “Rùtte malanotte”, (perché essendo di facile accesso, si pensa che serviva al pastore ed al gregge per un riparo veloce notturno), la “Rùtte de la isacchèule a solàgne e muràgne”. Ricordo che in questa valle sono state censite circa 180 grotte. Sino al secolo scorso c’era una florida e prosperosa attività pastorale. La illusione ottica, che si definisce con il sostantivo “PAREIDOLIA”, ha fatto immaginare sculture che raffigurano animali, strumenti e volti umani. Un animale è IL COCCODRILLO”, lo strumento musicale è la “Rùtte chitarr” (chitarra). Tempo fa ho incontrato una persona di mezza età e ci siamo salutati, come è abitudine in montagna. Mi ha chiesto di guardare attentamente la parete verticale di fronte. Vedi qualcosa? Impegnandomi ho visto il volto di due donne. Mi ha chiesto di far scendere lo sguardo verso valle… mi sono arreso e mi ha fatto vedere, (con molta immaginazione),

l’apparato riproduttivo femminile! Circa cinquanta anni fa, questa persona ha lavorato parecchi anni alla realizzazione di questa carrareccia. Un po' perché era giovane, un po' perché nei tempi di riposo è riuscito ad immaginare questi volti… sta di fatto che la sua immaginazione è andata oltre. Superiamo due gallerie e lo sguardo di un amico scruta due capre bianche… alpiniste, in equilibrio su una ripida parete. Devo per forza domandarmi, come hanno fatto a fermarsi in questo millimetrico posto pericoloso e se raggiungeranno una posizione sicura! Un pastore che ho incontrato mi ha assicurato che non c’era nessun pericolo per loro, sono abituate, … anzi bisognerebbe imparare ad arrampicare da loro! Il motivo principale della scelta di questa escursione, oltre alle previsioni meteo non favorevoli, è stata di esplorare il torrente Avella. Era ovvio, che causa lo scioglimento delle nevi, il torrente era con molta acqua. Volevamo ammirare le cascate! Superiamo la località

chiamata “lu macarùne de la pìle… (pìle sono pozzanghere che si sono formate per la caduta dell’acqua, dove la “valle di Selvaromana” si unisce con la “Valle dell’Avella”, che stavamo percorrendo), e da questo momento il torrente Avella, lambisce la carrareccia. Arriviamo così all’area di picnic, dove abbiamo goduto nel vedere una abbondante cascata. L’acqua rumorosa, vorticosa, di un abbagliante colore verde turchese, con scivoli, sbattuta fra le rocce per precipitare nelle vasche, ci ha lasciati ammutoliti per tanta bellezza. Arriviamo alla Madonna delle Sorgenti (1000 m), dove c’è una cappella, un altare, i doni votivi, una fontana con un getto di acqua che per la sua portata, era impossibile da bere. Qui si uniscono il torrente Fràgariusse, “fragoroso”, (per il rumore che si propaga dalle alte cascate, il torrente nasce nel Vallone delle Tre Grotte al Blockhaus), con il torrente Linaro (lena/legna), che nasce alle Gobbe di Selva Romana. Questi due

torrenti formano il torrente Avella. Una preghiera, il panino e rispettando la previsione meteo, inizia a piovere. Bisogna percorrere sette chilometri di sali scendi. La pioggia come sempre, offre una atmosfera particolare. Il rumore delle gocce che ti accarezzano il viso, scivolano sul mantello bagnano, sull’erba, sulle foglie secche, dona una concentrazione ed una pace unica, oltre al profumo della terra e dell’erba bagnata. Abbiamo incontrato solo un paio di ciclisti e un gruppo di amici corridori. Arriviamo così alla cappella del Balzolo, dove lo scultore Antonio di Campli, ha realizzato una scultura sulla parete della montagna, che raffigura il pastore Domenico (Mimì) Di Bello, di Pennapiedimonte CH, morto in circostanze non ancora chiare. Ha sostenuto questo lavoro il fratello

Benedetto, anche lui pastore e conoscitore profondo della valle. Nella scultura c’è un GECO, (un tipo di lucertola), che secondo me, è stato scelto dallo scultore, perché indica la capacità di adattarsi, oltre al potere di sopravvivenza agli ostacoli della vita. Ancora un centinaio di metri ed arriviamo abbastanza bagnati, alla macchina. Ci cambiamo, guardiamo la valle nebbiosa con malinconia e ripartiamo.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Distanza: 13.5 km A/R  Dislivello: 550 m  Tempo: 4 h  Difficoltà: E


 

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